Ikaria è un’isola greca nel Mar Egeo famosa per vari motivi.
Il primo e più noto è il mito greco: Icaro sarebbe precipitato non lontano dalle sue coste.

Il secondo, decisamente meno conosciuto, è che Ikaria viene considerata una tra le cinque maggiori zone blu del pianeta. Una zona blu è un’area geograficamente ristretta dove la popolazione gode di una straordinaria longevità e il numero dei centenari è molto alto.

Il terzo, non meno interessante, è che sull’isola vige uno stile di vita frugale e comunitario che ha reso questo territorio quasi immune alla crisi economica. Di fatto su Ikaria la solidarietà non è solo una bella parola, è piuttosto una strategia di sopravvivenza. Senza l’aiuto reciproco e gratuito nei momenti più importanti dell’anno, per esempio quello della raccolta delle olive, questo modello economico non potrebbe funzionare. Molti abitanti dell’isola poi, hanno capacità e conoscenze che rendono più facile raggiungere un certo grado di autosufficienza e sopravvivere nei momenti di difficoltà finanziaria, per esempio facendo un orto, producendo miele od olio d’oliva. Insomma, sembrerebbe che grazie a uno stile di vita più semplice, a Ikaria si vive meglio e più a lungo.

 

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Ikaria sembra lontana anni luce da Atene, capitale di un paese in crisi dove una persona su tre è ufficialmente povera e dove, secondo alcuni studi,  per via della situazione economica  si potrebbero perdere tra i 5 e i 10 anni di vita. In seguito alle misure di austerità della Trojka in molti hanno provato ad abbandonare Atene per la campagna, con la speranza di iniziare da capo altrove.

Il  recente documentario greco “Little land” di Nikos Dayandas racconta una di queste storie. Theodoris è un giovane informatico ateniese trentacinquenne che dopo essere finito senza lavoro decide di trasferirsi a Ikaria, convinto che lo stile di vita dell’isola sia la chiave per la felicità. Ma pur aspirando a una vita più semplice, si porta dietro un atteggiamento individualista tipico della vita urbana. Ci vorrà del tempo affinché capisca che il suo desiderio di cavarsela da solo sull’isola non può funzionare. Solo ammettendo di avere bisogno del prossimo può sopravvivere in una realtà difficile come quella isolana. Soprattutto perché, come chiunque nato e vissuto in città, il giovane ateniese si è specializzato in un lavoro e sa fare solo quello. Gli manca pertanto la capacità della gente del posto di svolgere mansioni diverse a seconda delle necessità.

La crisi economica ha portato Theodoris e tanti altri giovani a trasferirsi a Ikaria per una nuova vita più a contatto con la terra. Tuttavia si renderanno ben presto conto che l’isola greca non è affatto il paradiso che si immaginavano. Come ovunque, anche sull’isola la natura non regala niente, spesso si lavora tanto per ottenere molto poco. Di fatto se si scava a fondo nelle storie della gente del posto, quasi tutti hanno avuto una vita difficile e nessuno ha realizzato i propri sogni. Di colpo il contrasto tra la longevità degli ikariani e il loro stile di vita diventa quasi paradossale. Ikaria non è un luogo dove si fa fortuna. Non si ottiene ciò che si desidera, ma solo ciò di cui si ha bisogno.

Il documentario “Little land” ha il pregio di raccontare in tutta la sua complessità il desiderio delle nuove generazioni greche di trovare vie di uscita sostenibili e autosufficienti, senza nasconderne le frustrazioni e le difficoltà.

È possibile noleggiare o comprare il documentario nella versione in inglese attraverso Vimeo. Ecco qui il link.

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