E’ difficile credere che esista un luogo come Mutonia. Soprattutto quando si scopre che si trova nella pacifica provincia romagnola.
Mutonia ha origine da una costola della Mutoid Waste Company, un collettivo di artisti e performer ispirati dall’immaginario cyber-punk e distopico tipico di film come Mad Max e fumetti come Judge Dredd. Attivo fin dalla metà degli anni ’80 nel Regno Unito, il gruppo si caratterizzò per la realizzazione di sculture giganti e installazioni basate sul recupero di parti meccaniche e rottami, ma anche per i suoi rave party illegali. Oggetto di incursioni e raid della polizia verso la fine degli anni ’80, alcuni membri della MWC decisero di mettersi in viaggio verso la Germania ormai vicina alla riunificazione. In quegli anni realizzarono alcune delle installazioni dal sapore post-industriale per cui il gruppo è particolarmente famoso. Due di queste, Kaferman e il Pink panzer per esempio, si basavano rispettivamente sul riciclo di un vecchio maggiolino Volkswagen e pezzi di un aereo Mig russo.
Il gruppo arrivò in Italia all’inizio degli anni ’90 ospite del Festival dei teatri di Sant’arcangelo di Romagna. Esiste un video da non perdere che attraverso immagini e interviste ne documenta l’arrivo in città e mostra le reazioni dei locali (in italiano):
https://www.youtube.com/watch?v=p6meHVRbf5I
Nessuno avrebbe mai immaginato che due mondi così diversi tra loro, l’Italia di provincia conformista e tradizionalista e un gruppo basato su concetti come nomadismo, autogestione anarchica e anti-consumismo potessero andare d’accordo. Invece si piacquero a vicenda e pur senza pianificarlo, la comunità si è fermata e continua a vivere in Romagna da quasi 25 anni, continuando a mantenere uno stile di vita e modalità abitative alternative, oltreché a realizzare installazioni e sculture a partire da materiali di scarto. Com’è ovvio, alcune membri originari hanno preso altre strade, mentre alcuni italiani si sono uniti alla comunità. Al momento vivono a Mutonia circa 20 famiglie e i bambini frequentano le scuole locali.
Se negli anni il rapporto tra la comunità cittadina e Mutonia si è fatto sempre più stretto, è bastato però un solo vicino a metterne a repentaglio la presenza in città. Facendo leva sull’anomalia di questo insediamento abitativo e il mancato rispetto di molti regolamenti comunali, ne ha infatti chiesto ripetutamente lo sgombero. Una battaglia legale durata a lungo che senza le tante voci e iniziative di supporto a favore di Mutonia sarebbe potuta finire diversamente.
Ora Mutonia è finalmente salva: la Provincia e la Soprintendenza hanno infatti deciso di riconoscere il valore artistico della comunità e considerarla patrimonio culturale di Sant’Arcangelo di Romagna, autorizzandola a restare negli spazi su cui è installata da un quarto di secolo.
Nel frattempo è uscito recentemente il bel documentario “Hometown Mutonia”. Realizzato dal collettivo Zimmerfrei e presentato alla passata edizione del Festival del cinema di Roma, racconta Mutonia da un punto di vista più intimista, dando spazio alle storie di chi c’era negli anni ’90, di chi si è unito successivamente e di chi ci è nato.