Quando nel 2006 uscì “Una scomoda verità”, il mondo si rese finalmente conto della minaccia del riscaldamento globale e di colpo deforestazione, centrali a carbone e industrie inquinanti diventarono i nemici numero 1 del pianeta. Tuttavia il documentario di Al Gore non accennava nemmeno una volta a un altro enorme problema ambientale: l’industria dell’allevamento.
Finalmente il documentario statunitense “Cowspiracy” (una versione con un nuovo montaggio è stata appena prodotta da Leonardo di Caprio) racconta quest’altra verità, forse ancora più scomoda.
Oltre a snocciolare dati incontrovertibili, il documentario dei registi Kip Andersen e Keegan Kuhn si fa una domanda: perché le grandi organizzazioni ambientaliste come Greenpeace e Sierra Club hanno sempre evitato di farci sapere queste cose? Per via di una strategia dei piccoli passi? O forse per non mettere a rischio con un tema spinoso le donazioni milionarie di cui sono ormai diventate dipendenti? Viene legittimo chiedersi se le multinazionali dell’ambientalismo non siano ormai entrate in un circolo vizioso che le costringe a offrire soluzioni rassicuranti, create apposta per non disturbare troppo le abitudini del cittadino medio.
Prendiamo per esempio l’acqua, che su questo pianeta sta diventando un bene sempre più prezioso. Spesso le raccomandazioni per non sprecarla sono sempre le stesse: chiudere il rubinetto quando laviamo i denti o quando ci insaponiamo sotto la doccia. Compariamo però l’acqua consumata da una doccia di cinque minuti con quella necessaria nella produzione di un chilo di carne di manzo: nel primo caso andiamo dai 75 ai 90 litri d’acqua, nel secondo siamo sui 15.500. Se vogliamo davvero fare qualcosa di significativo per il pianeta, senza girare intorno al problema, non dovremmo partire dal secondo dato?
Va da sé che minimizzando o nascondendo i disastri ambientali legati all’allevamento industriale, si crea nell’opinione pubblica una percezione distorta di molti problemi planetari. Lo stesso accade quando si parla di sovrappopolamento della terra, sicuramente una bomba a orologeria per il futuro della specie umana. Ma questo problema prende una forma diversa se ci ricordiamo che sul pianeta ci sono attualmente 7 miliardi di esseri umani, ma anche 70 miliardi di vacche responsabili del consumo di 170 miliardi di litri d’acqua al giorno e 61 milioni di tonnellate di cibo.
Per la maggiornaza dei cittadini la scelta di mangiare carne è frequentemente considerata privata e personale e non può essere messa in discussione. Ma dopo aver visto “Cowspiracy” e conosciuto quali sono le conseguenze per il pianeta e le future generazioni dell’attuale industria dell’allevamento, la libertà di mangiarla come e quando si vuole suona un po’ come reclamare la libertà di inquinare a proprio piacimento. Il che, come concetto, è già un po’ meno difendibile.
Cowspiracy: www.cowspiracy.com