Il segreto delle ghiande

Pubblicato originariamente per Tuttogreen della Stampa.

 

In un intervento fatto alla Camera dei Deputati il 2 febbraio 1903 un parlamentare eletto nel collegio di Urbino denunciava la situazione disperata dei contadini della zona, che in inverno si trovavano costretti a mangiare le ghiande, “proprio come i maiali”. Il consumo del frutto della quercia non era di certo occasionale, il mondo contadino e montanaro ne ha sempre fatto uso e negli almanacchi di cucina popolare si possono trovare varie ricette. Tuttavia a questo frutto secco si è sempre ricorsi quando costretti dalle contingenze del momento, dalle carestie all’autarchia fascista. Il fatto poi che le ghiande siano ricche di tannini e siano necessari vari cicli di cottura e lavaggio per liberarle da un sapore fortemente amaro e da alcune sostanze tossiche, aiuta a capire perché, quando possibile, se ne sia fatto volentieri a meno. Tuttavia è curioso pensare che la quinoa, uno dei cibi attualmente più ricercati e popolari nella cucina ecologica, sia anch’essa naturalmente amara prima dei trattamenti che la liberano dalla saponina, e come le ghiande fu a lungo sdegnata, al punto da rischiare quasi l’estinzione, dato che i conquistatori spagnoli la consideravano cibo “da indiani”.

Che una sorte simile tocchi anche alle ghiande?

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