Originariamente pubblicata sull’edizione cartacea della Stampa.
Chi le vede per la prima volta potrebbe pensare a Gaudí, all’abitazione di un hobbit o al film “Mad Max”. Sono le Earthship (navicelle terrestri), le eco-abitazioni dall’aspetto eccentrico che l’architetto americano Mike Reynolds realizza fin dagli anni ’70. Queste case solari passive usano come materiali di costruzione lattine usate e pneumatici pieni di terra, vengono alimentate da energie geotermica e altre fonti rinnovabili, mentre grazie ad ampie vetrate rivolte verso sud è possibile coltivare tra le pareti domestiche ortaggi e frutta, in modo da garantire il più possibile ai suoi abitanti l’autosufficienza. “Vivere in una Earthship non significa abitare in una casa differente, significa vivere in modo differente”, sostiene Reynolds.
Reynolds abita a Taos, nel deserto del New Mexico, all’interno di una comunità di Earthship completamente scollegata dalle reti cittadine che ospita circa cento residenti. La Earthship Academy forma ogni anno nuove persone sulle tecniche di costruzione ideate da Reynolds e secondo i suoi calcoli esistono già circa duemila abitazioni di questo tipo sparse per il mondo. Negli ultimi anni l’architetto americano ha visto finalmente riconosciuto il valore delle sue idee e inizia a essere considerato una figura di primissimo piano dell’ambientalismo moderno.
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