Pubblicato alla fine del 2016 sul settimanale Starbene

In questo piccolo pezzo di mondo non è vietato salire sugli alberi. Urlare di gioia. Andare nelle pozzanghere. Così recita un cartello all’ingresso dell’asilo nel bosco di Ostia, la più importante struttura educativa di questo tipo in Italia, nata tre anni fa e trasferitasi recentemente nella campagna di Ostia antica, tra campi coltivati, boschetti e scavi. “In Italia esistono, per quanto ne sappiamo noi, una quindicina di strutture simili, situate prevalentemente al centro nord, quasi tutte nate quest’anno. In 18 mesi ai nostri incontri formativi sulla pedagogia e didattica del bosco hanno partecipato oltre 1300 persone e questo mi fa prevedere che presto saremo molti di più”, ci racconta Paolo Mai, educatore e formatore nell’asilo di Ostia.

In Italia già agli inizi del XX secolo esistevano strutture votate all’educazione all’aperto, ma i primi asili nel bosco nascono in Danimarca nel 1950, per poi diffondersi in quasi tutta Europa a partire dagli anni ‘90. In Germania ce ne sono oltre mille, finanziati dallo stato ed equiparati alla scuola pubblica convenzionale.

Ma come dobbiamo immaginare una giornata tipo in un asilo nel bosco? “Nel nostro caso, nella prima parte della mattina i bambini possono scegliere tra varie proposte, a seconda dei loro interessi del momento. C’è un percorso motorio, un tavolo per la pittura, un angolo con la maestra che racconta le storie, o semplicemente la possibilità di fare gioco libero. Verso le 10 facciamo un cerchio dove lavoriamo sulle emozioni e poi andiamo in escursione. La scuola chiude poi alle 16.30”. Non si può quindi ridurre un asilo nel bosco a una scuola in cui si passa tanto tempo all’aria aperta, dietro c’è proprio un approccio diverso all’educazione.

Ma come metterla con le paure di un genitore apprensivo? In un asilo nel bosco i bambini non si ammaleranno più spesso? Non si faranno male? Tutte paure ingiustificate, a quanto pare. I bambini sembrano ammalarsi meno, sia perché stando all’aperto i virus hanno più difficoltà a diffondersi, sia perché il sistema immunitario ha la possibilità di svilupparsi meglio quando non è iperprotetto. “Usciamo anche d’inverno, ovviamente con l’abbigliamento giusto. A questo proposito ci arrivano dalla Danimarca delle tute anti-pioggia molto efficaci”, racconta Paolo. “Poi quando i bambini possono sperimentare il proprio corpo e nutrire la propria autostima è improbabile che si facciano male seriamente. Al massimo incorrono in qualche sbucciatura”.

Intanto sempre più studi dimostrano la validità pedagogica degli asili nei boschi. Una ricerca dell’Università di Heidelberg in Germania ha dimostrato che i bambini che frequentano queste strutture sono più autonomi e creativi, hanno una socialità più ricca e una maggiore capacità di concentrazione. Anche le università nostrane hanno iniziato a seguirne con interesse i vantaggi pedagogici e le potenzialità: l’università di Bologna, ma anche Roma Tre e la Bicocca di Milano stanno dando un contributo importante in questo senso. Ma vista la lunga lista d’attesa dell’asilo di Ostia, che ospita già 35 bambini, a quanto pare molti genitori credono già in questo nuovo modello educativo.

Per approfondire:

Sta per nascere l’associazione nazionale degli asili nel bosco, che avrà presto un sito. A quest’indirizzo  è possibile scaricare una guida-censimento alle scuole alternative d’Italia, aggiornata al gennaio 2016. Per chi è interessato a questi temi, il saggio “L’ultimo bambino nei boschi. Come riavvicinare i nostri figli alla natura” di Richard Louv (Rizzoli) è sicuramente una lettura consigliata.

 

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