Una stella con i piedi per terra

Pubblicato su FunnyVegan n. 24

Lisette Oropesa è una soprano statunitense ed è una tra le voci più promettenti della sua generazione, non a caso il New York Times l’ha definita “un’artista dalla presenza scenica magnetica che canta con una grazia naturale”. Per merito della personalità amichevole, della passione per lo sport (ha già corso sei maratone) e dello stile di vita vegan, Lisette sta diventando un modello d’ispirazione per tante giovani che si avvicinano al canto.

Correre e seguire una dieta vegan ha avuto un impatto sulla tua vita e sulla tua carriera? Sono diventata vegan e ho iniziato a correre cinque anni fa. Da quel momento la mia salute è migliorata davvero molto; ho imparato a controllare meglio la respirazione e a tenere a bada lo stress. Ricevo tantissimi messaggi, soprattutto da cantanti che si sono avvicinate al veganesimo e alla corsa seguendo il mio esempio, il che mi riempie d’orgoglio.

Per via del tuo lavoro viaggi tantissimo. Trovi difficile seguire una dieta vegan? No, affatto. L’unico momento difficile per me è negli aeroporti.

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C’è un ruolo che sogni di interpretare un giorno? Ho già interpretato la maggior parte dei ruoli che sognavo, ma un giorno vorrei essere Giulietta nell’opera Roméo et
Juliette. Non prenderla a male, ma preferisco cantare in francese, è una lingua con più vocali e ciò dà più colore al canto.

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C’è un ruolo a cui sei particolarmente affezionata? Sì, Gilda nel Rigoletto (il ruolo interpretato da Lisette il dicembre scorso al Teatro dell’Opera di Roma). Mio padre ricordava molto Rigoletto: aveva una disabilità che lo faceva camminare in modo strano, per di più era un uomo un po’ misterioso, gli piaceva fare battute, anche se nel profondo era una persona molto infelice. Ha sempre provato a tenere al riparo dalle brutture del mondo me e le mie sorelle, un po’ come fa Rigoletto con Gilda. Ma a differenza di lui mio padre non ha fallito e se oggi fosse qui sarebbe sicuramente orgoglioso di noi.

Come si possono avvicinare le nuove generazioni all’opera? È importante capovolgere l’idea dell’opera come uno svago d’élite per vecchi ricchi e noiosi. In Europa siete più avanti, a Vienna ho visto i giovani andare all’opera in jeans e maglietta, come se fossero al cinema. Inoltre da voi le produzioni sono più moderne, con costumi e scenografie sperimentali e contemporanee. Negli USA invece si è molto restii a certi cambiamenti ed è anche più difficile ottenere certi ruoli prima dei quarant’anni. Ciò ha un effetto sul pubblico: i giovani vogliono vedere altri giovani sul palco.

L’opera offre dei modelli positivi per le donne? A volte assistiamo a un’opera con occhi moderni, post freudiani o femministi. Prendi Gilda, ti viene da dire: “Che stupida, si sacrifica per quel cretino del Duca di Mantova”. Ma quelle donne vengono da altre epoche, da tempi in cui erano costrette a sposare qualcuno senza avere grande voce in capitolo. Non era possibile dire “no grazie, non m’interessi”. Solitamente la via d’uscita di queste donne senza scelta, ad esempio Gilda, ma anche Tosca o Violetta, è un gesto veramente drammatico: si lanciano da un palazzo, impazziscono, si uccidono o uccidono qualcuno. Per certi versi è una dimostrazione di forza, non si rassegnano a dire “fai ciò che vuoi di me, mi va bene”. Non vogliono soffrire e preferiscono morire o uccidere qualcuno pur di non farlo.