Un libro porta alla luce la sessualità inesplorata

Pubblicato sul n. 25 della rivista FunnyVegan

Alfredo Meschi è uno scrittore e formatore di teatro sociale; il suo ultimo libro si intitola L’amore a nudo; ogni pagina presenta un’iniziativa, un progetto, un’idea sul tema della sessualità e dopo averlo letto avrete la sensazione che i modi per esprimerla gioiosamente siano tanti e aspettino solo di essere esplorati.

Viviamo in una società estremamente sessualizzata, ma nel tuo libro ci si rende conto che, al di là dell’apparenza, a essere accettato è solo un certo tipo di sessualità, invece quelli che escono dalla norma non sono riconosciuti o vengono addirittura repressi.

Il problema è la tirannia della normalità, il nostro intero sistema si basa su questo. Se un certo tipo di sessualità si differenzia dalla norma eterosessuale ma può essere recuperato dal sistema, allora va bene, altrimenti continuerà a essere stigmatizzato e criminalizzato.

Grazie a “L’amore a nudo” ho scoperto alcune realtà che non conoscevo affatto, per esempio La Valigia Rossa o Kinky Salon.

Puoi spiegare brevemente in cosa consistono? Con La Valigia Rossa il mondo osceno e proibito dei sex toys diventa una realtà da casalinghe con riunioni in stile Tupperware, e lo dico con una connotazione positiva. Le amiche si incontrano in un bel clima allegro e rilassato e imparano dalle rappresentanti della Valigia Rossa cose utili sulla loro sessualità, sull’erotismo, sulla coppia, sul come “godersi” la vita. Kinky Salon è il tentativo più vicino allo splendido modello di locale multi-culturale proposto dal film “Shortbus”. Guardare film francesi, ascoltare musica dal vivo, mangiare buon cibo (vegan!), chiacchierare, ballare, ridere, fare l’amore in allegra e partecipe amicizia. Insomma, realtà che dovrebbero essere del tutto naturali, no?
Citi in un capitolo Lettere dalla Kirghisia di Silvano Agosti, un’opera a metà tra favola e utopia in cui si narra dei giovani kirghisi, che quando sono desiderosi di fare l’amore mettono un fiore blu sulla giacca, di modo che tutti lo sappiano. E se Tinder ne fosse una versione contemporanea?

Direi di no, un algoritmo segreto e una selezione spietata non mi suscitano alcuna poesia. Il web e i social avevano e avrebbero delle grandi potenzialità anche nella direzione di una maggiore libertà per incontrarsi, conoscersi, amarsi. Avevano e avrebbero, ma al momento non ce l’hanno.
Nel tuo libro affronti anche un tema considerato ancora tabù: la sessualità delle persone con disabilità. Perché per molti è inconcepibile immaginare che anche loro abbiano diritto a una vita sessuale? Un paese civile cosa potrebbe fare per favorirla?

Per molti è inconcepibile che i “negri” siano persone, che le “troie” possano reclamare diritti, che le “bestie” non siano altro che cibo. Credo che l’odio per qualsiasi diversità e la perdita dell’empatia stiano alla base della nostra incapacità di vedere, riconoscere, comprendere la realtà. Un paese civile, ancora, non esiste. Sta quindi a noi, alle famiglie, alle singole persone umane, percorrere la strada della libertà, inclusa quella delle persone con disabilità di avere rapporti intimi, erotici, sessuali come e quando vogliono.

Non trovi che in Italia i sexy shop, luoghi che dovrebbero essere di libertà e apertura sessuale, hanno spesso un che di losco e contribuiscono a confermare, piuttosto che a rompere, l’idea che la sfera sessuale vada tenuta segreta?

Forse perché in materia sessuale siamo ancora troppo influenzati da religioni sessuofobe basate su valori quali la castità e la verginità. Ma a pochi passi dal Vaticano esistono anche realtà come la boutique erotica Zou Zou che ribalta proprio lo squallido immaginario legato ai sexy shop. Vedere per credere.
Un paese in cui la maggior parte dei giovanissimi usa la pornografia come un manuale sul fare sesso che speranza ha di vivere la sessualità in modo gioioso?

Direi un paese dove la maggior parte dei giovanissimi ha già sperimentato e introiettato l’ideologia del dominio fin dalla nascita, dall’asilo, dalla scuola, dal catechismo, dalla famiglia, che speranza ha di vivere la sessualità in modo gioioso? La pornografia arriva dopo. Ma anche in questo senso, ci sono buone speranze.

 

Alfredo Meschi ha portato in giro per l’Italia l’artivista Progetto X: l’uomo ha tatuate sul suo corpo quarantamila X che stanno a simboleggiare gli esseri animali uccisi ogni secondo per fini alimentari. Ma la sua performance teatrale e corporea è molto di più, e vi invitiamo a visitare il suo sito  per conoscerla meglio. Alla richiesta se non ci sia il rischio che venga confermato il pregiudizio della gente comune, portata a pensare che i vegani sono delle persone strane che fanno cose fuori di testa, risponde: “Nei mesi scorsi abbiamo in tour Progetto X e la mostra fotografica Misoteria, in cui il veganismo viene inserito in una critica a trecentosessanta gradi all’ideologia del dominio. Le reazioni sono andate dal rifiuto alla sincera attenzione; la gente, a ogni modo, ha spesso saputo riconoscere l’onestà e l’urgenza di questo approccio. Non avremmo mai pensato di poter raggiungere un milione di persone in una sola stagione”.

Alcuni film ci aprono una finestra su mondi o idee a noi sconosciuti, anche per ciò che riguarda la sfera sessuale. Shortbus racconta l’energia creativa e la gioia delle feste underground di New York degli anni 2000, a cui si ispirano gli attuali Kinky Salon. Mentre il documentario Scarlet Road parla di Rachel, una professionista del sesso che lavora con clienti con disabilità. Il film spagnolo Yo, también racconta le vicende di Daniel, un neolaureato con la sindrome di Down che si innamora della sua collega Laura.