Pubblicato sul numero Alfa della rivista Nuun

Circoli ambientalisti e bandiere ecologiste. Battaglie ideologiche e nuovi stili di vita. Mentre il mondo continua a muoversi

Solo dieci anni fa chi avrebbe scommesso sulle fortune delle auto elettriche? Erano di certo una bandiera dell’ecologismo, ma fuori dai circoli ambientalisti nessuno era disposto a paragonarle, per efficienza e comfort, alle auto convenzionali. Poi è arrivata Tesla, che ha trasformato i suoi veicoli elettrici in status symbol e ha aperto la strada a un futuro, ormai dietro l’angolo, dominato dalle auto a energia rinnovabile.

Complici la preoccupazione verso i cambiamenti climatici e la crescente competitività di queste vetture, nel 2016 il numero di auto elettriche in circolazione è aumentato globalmente del 60% rispetto all’anno precedente. Nel mentre Volvo e Jaguar Land Rover hanno annunciato che dal 2020 produrranno solo vetture elettriche ed ibride, creando sicuramente una reazione a catena nel mercato automobilistico.

Non c’è dubbio che questi veicoli aiuteranno a risolvere molti effetti collaterali del traffico, in primis l’inquinamento atmosferico. Tuttavia molti urbanisti e amministratori comunali si chiedono da tempo se il trasporto urbano incentrato su un mezzo privato su cui prendono posto in media solo 1,2 passeggeri è davvero la soluzione ideale.

In molte città sta diventando ormai una necessità limitare un trasporto automobilistico poco efficiente e dannoso per la qualità della vita urbana, e spesso i risultati sono straordinari. Per esempio a Seul, grazie a un ambizioso progetto di riqualificazione e allo sviluppo di forme alternative di trasporto pubblico, è stato possibile trasformare una rumorosa autostrada a sei corsie che tagliava la capitale sudcoreana in un’incantevole area verde.

Per fare lo stesso in Europa non è necessario mettere sottosopra le città o ricorrere a soluzioni futuristiche. Si calcola che nel vecchio continente il 50 per cento degli spostamenti in automobile è inferiore ai sei chilometri e il 30 per cento ai tre, distanze che potrebbero essere coperte agevolmente con i mezzi pubblici o la bicicletta. Le piattaforme di bike sharing hanno contribuito decisamente a trasformare la due ruote in un’efficace forma di trasporto urbano. Città come Madrid, Parigi e Lisbona ormai offrono anche la possibilità di servirsi di bici elettriche, così da venire in soccorso di chi, per via delle pendenze o dell’età, non può fare affidamento solo sulle proprie gambe. Lo stesso problema a Lubiana è stato risolto con Kavalir (gentiluomo in sloveno), una flotta di piccoli veicoli elettrici a cinque posti che trasporta gratuitamente all’interno del centro storico residenti e turisti.

Grazie alle piattaforme di car-sharing, l’uso condiviso si è ormai affermato anche tra le auto. Visto che una macchina passa mediamente il 95 per cento della sua esistenza parcheggiata, ma si porta dietro una quantità enorme di seccature e costi, non deve di certo sorprendere che sempre più cittadini si affidino a questi servizi ogniqualvolta è necessario utilizzare una quattro ruote. Solo a Parigi il servizio di car-sharing cittadino ha permesso di ridurre il numero di vetture private di circa 20.000 unità.

Da città meno trafficate e con forme di trasporto diversificate hanno da guadagnarci tutti. I cittadini ovviamente, che riuscirebbero così a riappropriarsi di porzioni significative dello spazio pubblico, ma contrariamente a quanto si pensa, anche i commercianti. Sì, proprio coloro che spesso vedono nelle zone a traffico limitato una minaccia ai propri affari, sarebbero i primi a beneficiarne. Vari studi hanno dimostrato che sostituire il trasporto automobilistico con quello alternativo non ha nessun impatto sul volume degli affari, o addirittura ha effetti positivi. Se i ciclisti tendono a spendere di meno per viaggio rispetto a un automobilista, tendono però a farlo più spesso, con un consumo pro-capite maggiore.

In conclusione, se da un lato la fantascienza ci porta a immaginare città del futuro piene di bolidi volanti che sfrecciano senza sosta, nella realtà gli urbanisti 2.0 ci stanno mettendo in guardia che a farla da padroni saranno molto più probabilmente i tram e le care e vecchie biciclette.

Non sono presenti altri articoli