Luca Mercalli
Luca Mercalli

Everyday climate change. Intervista con Luca Mercalli

Pubblicato sul n. 4 della rivista Nuun

Pubblicato a ottobre, l’ultimo rapporto dell’IPCC (il comitato scientifico delle Nazioni Unite che studia i cambiamenti climatici e le sue implicazioni socio-economiche) suona come l’ultima chiamata all’umanità: se entro il 2030 non ci saranno state drastiche misure nella lotta ai cambiamenti climatici, la temperatura del pianeta raggiungerà livelli tali da mettere a rischio la stessa sopravvivenza della nostra specie sul pianeta.

Luca Mercalli non ha bisogno di presentazioni. I suoi libri e programmi televisivi hanno informato il grande pubblico in modo chiaro sull’ambiente e il riscaldamento globale. Il messaggio del suo ultimo libro “Non c’è più tempo. Come reagire agli allarmi ambientali” (Einaudi) è categorico: bisogna cambiare il prima possibile, il più possibile. Non per tornare al passato, ma per sviluppare una nuova economia circolare e verde, creare comunità più forti, mangiare più sano e spendere meno per l’energia. Perché un futuro più green non è un’idea radicale, ma semplice buon senso.

L’ultimo rapporto IPCC ci avvisa che è in gioco il futuro della nostra specie sul pianeta. Eppure tardiamo ad agire.

Primo Levi ha riflettuto su tutto il tempo perso, gli alibi e tentennamenti che ci furono negli anni ’30 prima dell’ascesa del nazi-fascismo, quando era forse ancora possibile contenerlo. Levi dice che si fece di tutto per ignorare il problema in una sorta di cecità volontaria. Non è esagerato fare un parallelo coi nostri tempi, con il nostro tentativo di sottovalutare la catastrofe ambientale in corso.

In altri paesi l’allarme lanciato dall’ultimo rapporto IPCC ha ricevuto grandissima attenzione. In Italia, solo poche righe.

Ribaltiamo i fatti, sono pochi i paesi che hanno dato il necessario risalto a questa notizia, a parte i paesi nordici. Gli altri si sono comportati come in Italia, per non parlare degli Stati Uniti, dove è al governo un presidente che nega l’esistenza del riscaldamento globale.

Nel 2015 un gruppo di ragazzi statunitensi ha avviato una causa contro il governo americano: secondo loro vivere in un pianeta con un clima stabile, in grado di garantire prosperità futura è un diritto civile che andrebbe garantito a livello istituzionale. L’inerzia davanti ai cambiamenti climatici come forma di razzismo generazionale?

Sarebbe bello se iniziative di questo tipo fossero migliaia, non una isolata. Le attuali giovani generazioni mi sembrano assenti, distratte, non prendono in mano il proprio futuro. non dico che spetta a loro risolvere i problemi, ma dovrebbero fare pressione su chi oggi governa affinché si impegni a farlo. Purtroppo non vedo i giovani in piazza per chiedere alla classe politica di occuparsi del loro clima futuro.

La copertina del libro di Luca Mercalli "Non c'è più tempo"
La copertina del libro di Luca Mercalli “Non c’è più tempo”

Ormai anche a casa nostra diventa comune contare i morti e i danni causati da eventi climatici che il riscaldamento globale ha contribuito a rendere più distruttivi. Eppure è il terrorismo la minaccia considerata più grave dei nostri tempi.

Nel rapporto sui rischi globali pubblicato ogni anno dal World Economic Forum i cambiamenti climatici appaiono al primo posto. Da un punto di vista economico e scientifico c’è un assoluto consenso. Come minaccia globale il terrorismo viene molto dopo.

Bisognerebbe chiamare in causa il mondo dell’informazione, che tende ad amplificare l’una e minimizzare l’altra. Ma è responsabile anche una certa politica che dà eccessiva rilevanza a paure facili, quelle che sono ben percepibili dalla gente, e non investe invece nel risolvere i grandi problemi globali a lungo termine.

Per diventare parte della soluzione piuttosto che del problema quali sono i comportamenti quotidiani da modificare il prima possibile?

Sono talmente tanti che non esiste una ricetta: non c’è attività della nostra vita che non abbia conseguenze ambientali. Serve prima di tutto una riflessione, capire che dietro i nostri gesti c’è sempre l’uso di energia, l’utilizzo di materia prime non rinnovabili e la creazione di rifiuti. Sviluppare abitudini che li riducano è un primo passo.

Agire in prima persona e cambiare le proprie abitudini è anche l’antidoto migliore all’ansia creata dalla portata di questi problemi, davanti ai quali ci sentiamo impotenti

Libri e programmi televisivi come il suo rischiano di essere letti e seguiti da persone che sono già d’accordo con le sue idee. Come riuscire a “contaminare” efficacemente chi ancora non ha percepito l’urgenza dei cambiamenti climatici?

Chi assiste alle presentazioni dei miei libri è generalmente lì per informarsi, è alla ricerca di una bussola per il futuro. In passato era più comune incontrare dei contestatori, oggi mi sembrano ridotti. Magari è per via dei social network, è cambiato il modo in cui raccogliamo informazioni. Oggi è più facile stare comodamente nella propria bolla e leggere notizie che confermano i nostri pregiudizi.

La televisione resta un mezzo importante per raggiungere un pubblico più ampio, purtroppo dedica spazi ridotti a questi temi. Avremmo bisogno di parlarne tutti i giorni e in tutti i format, ma gli spazi a disposizione sono ancora ridotti. Il mio ultimo lavoro televisivo si chiamava Pillole di Mercalli, erano brevissimi video su temi ambientali. Già il nome lo dice, non si trattava di certo degli approfondimenti a tutto campo di cui avremmo bisogno.