Ghettoblaster e forchetta per salvare il pianeta

Pubblicato sul numero 34 di FunnyVegan

Keith Tucker ha un obiettivo ambizioso: rendere il pianeta più verde grazie all’hip hop. Sembrerebbe una battaglia persa in partenza, in fondo il video di un rapper famoso non ha bisogno di una piscina, macchinoni e lusso sfrenato, quanto di più lontano potremmo immaginare da un approccio minimalista e responsabile verso il pianeta? Peccato che gli artisti hip hop più commerciali rappresentino il lato più appariscente di una scena culturale estremamente eterogenea, che, va ricordato, è nata negli anni Settanta all’interno delle comunità afroamericane statunitensi con una forte componente di rivendicazione e sfogo sociale.

L’attivista statunitense sta provando a servirsi dello spirito più battagliero e attivista dell’hip hop, per certi versi quello che l’ha fatto nascere, per mettere in discussione lo stile di vita autodistruttivo e materialista reso popolare dal gangsta rap. Per farlo, nel 2009 Tucker ha fondato l’organizzazione Hip Hop is Green, che ha l’obiettivo di creare eventi e concerti in cui artisti hip hop di fama internazionale portano ai giovani delle comunità nere un modello costruttivo ed ecologista. “Certi artisti hip hop di successo offrono questo messaggio: guarda come sono riuscito a scappare dal mio quartiere disagiato, a diventare ricco e famoso e come mi godo ora una vita favolosa” afferma Tucker. “Ma il vero spirito dell’hip hop è ben altro: lotta per diventare una persona più consapevole e rendere migliore la comunità in cui vivi”.

 

hip hop is green

Per riuscirci, secondo Tucker è necessaria anche una grande opera di sensibilizzazione sull’alimentazione: “Attualmente nella maggior parte degli Stati Uniti il tasso di obesità è superiore al 25% e in ogni Stato è superiore al 20%. La situazione è peggiorata a partire dal 1990 e ci sono state conseguenze evidenti testimoniate dall’aumento dell’incidenza di cancro, infarto, aneurisma, pressione alta e disfunzioni renali nei giovani”. Questi numeri sono ancora più allarmanti nelle comunità afroamericane e latine, in cui i bambini hanno più probabilità rispetto ai loro coetanei bianchi di soffrire di obesità. Per quanto riguarda gli adulti, l’infarto è la causa di morte numero uno nelle comunità afroamericane e le persone di colore hanno il 60% di probabilità in più di sviluppare diabete di tipo 2.

hip hop is green 2
La mancanza di risorse economiche costringe le comunità più povere a basare la propria dieta su cibi industriali, tagli di carne economici e latticini. Pertanto dare alle classi più svantaggiate le risorse e gli strumenti per ottenere cibi fre schi, seguire una dieta più equilibrata e con un maggiore apporto di proteine vegetali è un modo per portare indirettamente a un miglioramento delle condizioni di vita dei più deboli. Per questo motivo, uno dei campi d’azione più importanti di Hip Hop is Green è la sensibilizzazione sulla dieta 100% vegetale. Ciò avviene soprattutto con cene comunitarie vegane o incontri con figure importanti e carismatiche della scena black vegan, dallo chef Bryant Terry alla scrittrice e nutrizionista Afya Ibomu. Non mancano inoltre i concerti di rapper come Styles P, Dead Prez e Black Stax, tutti artisti vegani e con un forte messaggio sociale nei propri testi. Gli eventi organizzati da Hip Hop is Green non sono noiose prediche sui vantaggi della cucina vegana. “Invitiamo personalità e artisti hip hop in grado di comunicare coi giovani nel modo più adatto” spiega Tucker. “Inoltre parliamo di alimentazione salutare non in modo astratto, ma calandola nella realtà delle nostre comunità. Chiediamo a chi ha un familiare che soffre di obesità o diabete, oppure che ha subito un aneurisma o un infarto, di sollevare la mano: quasi tutti i partecipanti la alzano, e da lì iniziamo a spiegare quanto i problemi di salute che colpiscono i nostri amici e familiari siano collegati a una dieta sbagliata”.

hip-hop-is-green-1080x608

Negli ultimi anni Hip Hop is Green ha servito più di cinquemila pasti vegani e introdotto tanti giovani allo yoga e alla meditazione. Inoltre, grazie alla collaborazione con vari progetti locali, l’organizzazione ha avviato tanti giovani all’agricoltura urbana. Non è certo facile misurare l’impatto di un progetto attivista, ma Tucker afferma di vedere già molti risultati: “In poco più di un decennio Hip Hop is Green è riuscita a diffondersi nelle maggiori città statunitensi e negli ultimi anni ho visto numerose famiglie e giovani diventare vegan dopo aver partecipato ai nostri eventi. C’è terreno fertile per questo messaggio, per questo abbiamo deciso di creare nei vari gruppi locali di Hip Hop is Green dei team che diffondano il nostro programma di educazione alimentare”.
Chi è pratico del mondo hip hop saprà che è composto da nove elementi culturali, che spaziano dall’arte dei graffiti alla moda street, passando per la breakdance e il linguaggio
di strada. Tucker sogna ora d’includere benessere e salute come decimo elemento fondamentale della cultura hip hop. La sua proposta ha già trovato la benedizione di molti rapper famosi e nel 2016 durante una cerimonia ad Harlem è stata firmata una dichiarazione d’intenti simbolica che ha visto la presenza, tra gli altri, di varie leggende dell’hip hop, tra cui Easy A.D. e Tony Tone dei Cold Crush Brothers, Stic del duo Dead Prez, Styles P, Jadakiss, Queen Afua, John Salley, AshEL Seasunz, SupaNova Slom e Afya Ibumo. Tucker ha capito che per i giovani delle comunità afroamericane un futuro migliore passa non solo per un microfono, ma anche attraverso una forchetta.