Make America Dinner Again

Gli opposti? Si invitano a cena

Pubblicato sul n. 38 di FunnyVegan

Il giorno dopo la vittoria di Donald Trump, Justine Lee, come tanti suoi connazionali, non sapeva bene come reagire. La campagna elettorale aveva messo in evidenza un paese politicamente spaccato, composto da cittadini incapaci di ascoltare opinioni diverse e di dialogare in modo costruttivo. E con l’elezione del magnate le cose non sembravano destinate a migliorare. Lee e la sua amica Tria Chang, entrambe grandi appassionate di cucina, erano convinte che se solo ci fosse stato un modo di far sedere alla stessa tavola cittadini con idee politiche così differenti, il paese sarebbe stato un posto migliore.

 

Le due ideatrici del progetto Make American Dinner Again, Justine Lee e Tria Chang
Le due ideatrici del progetto Make American Dinner Again, Justine Lee e Tria Chang

Da questa convinzione è nata Make America Dinner Again, un’iniziativa che usa il cibo e l’atmosfera conviviale di una cena per far discutere in modo civile di temi caldi. Il progetto, lanciato a San Francisco nel 2016, si è finora articolato in circa quaranta eventi in cinque città statunitensi. Per iscriversi a un evento di MADA i partecipanti devono compilare una scheda e spiegare il proprio orientamento politico, il proprio retroterra e cosa li motiva a iscriversi. Gli organizzatori selezionano i partecipanti bilanciando le ideologie, così che nessuno si senta numericamente sopraffatto. Malgrado gli eventi di MADA non abbiano una formula rigida, la cena inizia solitamente con un facilitatore che mette in chiaro le regole di condotta, dopodiché gli ospiti si presentano ed esprimono le loro speranze e paure relative all’evento. A quel punto si parte con alcune attività per rompere il ghiaccio e con la discussione di uno o due temi politicamente rilevanti, seguite poi da un momento conviviale e da una fase finale in cui si condividono le proprie impressioni. Lee ci tiene a chiarirlo: “L’obiettivo non è far cambiare idea ai partecipanti, ma spingerli ad ascoltare e provare a capire convinzioni che alcuni solitamente rifiutano”. Non è sempre facile: “Quando si tratta di temi molto sentiti come il razzismo, l’uso delle armi o il movimento #Me-Too, può capitare che la discussione diventi infuocata, al punto che gli invitati si interrompono a vicenda e non ascoltano più ciò che gli altri hanno da dire”. In quei casi ci si prende una pausa, vengono ricordate le regole generali e si riparte concentrandosi sulle motivazioni personali che stanno dietro le idee di ognuno. “È facile rifiutare dati e statistiche, ma è più difficile mostrarsi indifferenti davanti alle esperienze di vita che portano un individuo ad avere un certo orientamento politico”.

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Il ruolo del cibo agli appuntamenti di MADA è essenziale. A volte è la sua preparazione a contribuire allo spirito di collaborazione, spesso i partecipanti con convinzioni diverse vengono invitati a lavorare in coppia a un passaggio della ricetta. In caso di potluck, le pietanze portate da casa sono rappresentative dell’identità culturale
degli ospiti o della loro storia familiare. Secondo Caryn Ganeles, osservatrice di tre eventi tenutisi a New York per un progetto del suo master in Diplomazia culinaria, “[…] il cibo aiuta ad abbassare la guardia e crea le condizioni adatte per una connessione civile e rispettosa tra individui che sul piano politico sono avversari. Inoltre alle cene
a cui ho partecipato è stato proposto un menu il più inclusivo possibile, per esempio una parte dei piatti era vegan, pertanto adatta anche a chi aveva intolleranze o non mangiava certi tipi di carne per motivi religiosi”. Anche Lee è convinta che un evento di MADA non avrebbe lo stesso successo senza una cena: “Il cibo da solo non costruisce ponti tra chi ha idee contrastanti, ma prepara sicuramente il giusto terreno per il dialogo. Le persone amano mangiare e trovano più facile umanizzare estranei che vedono il mondo in modo opposto quando condividono un pasto con loro”. Di questi tempi, non è di certo poco.

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