Protesta in Germania di Friday for Future
Protesta in Germania di Fridays for Future

Climate Change? Don’t Panic!

Pubblicato sul n. 39 di FunnyVegan

Gli psicologi la chiamano eco-ansia. Colpisce soprattutto i millennial. Il rimedio? Sta nell’attivismo.

In un discorso tenuto durante il Forum Economico Mondiale di Davos del 2019 la giovane attivista svedese Greta Thunberg ha invitato i leader mondiali a percepire i cambiamenti climatici per quello che sono realmente, una minaccia alla stessa sopravvivenza dell’essere umano: “Non voglio la vostra speranza, voglio che andiate nel panico. Voglio che sentiate quello che sento io tutti i giorni”. A quanto pare Greta non è da sola. Secondo una recente inchiesta più del 70% dei millennial statunitensi prova un senso di angoscia quando ascolta o legge notizie sul clima. Un sintomo di quella che sempre più esperti chiamano eco-ansia. La rivista Psychology Today la definisce così: “Un disturbo psicologico piuttosto recente che colpisce un numero sempre maggiore di persone preoccupate per la crisi ambientale”. In alcuni casi gravi l’eco-ansia può portare ad attacchi di panico, perdita del sonno e pensiero ossessivo. Il professore di Psicologia e Studi ambientali dell’University of Victoria, Robert Gifford, cita il caso di un adolescente australiano così preoccupato per l’aridità del suo continente da rifiutarsi di bere acqua.

Ma questo disturbo non colpisce solo chi vive in aree sensibili ai cambiamenti climatici, può anche condizionare negativamente la vita di chi la minaccia ambientale la sente incombere in modo astratto. Secondo una psicologa attiva nello studio dell’eco-ansia, la statunitense Renee Lertzman, questo senso di malinconia ecologista nasce spesso dalla sensazione che il proprio impegno personale sia insignificante: “Da soli non possiamo risolvere questi problemi ed è facile sentire vanificati i nostri sforzi quotidiani dall’indifferenza di chi ci circonda”. Lertzman nota che chi soffre di questo disturbo tenta spesso di placare l’angoscia concentrandosi eccessivamente su un’unica azione ecologista e provando a convertire il prossimo alla causa, ma facendolo in modo passivo aggressivo e poco efficace: “L’atteggiamento è del tipo: se non lo fai sei un brutta persona insensibile, in più moriremo tutti”.

Giovane durante manifestazione per il clima
Giovane durante manifestazione per il clima

Ma vari ricercatori concordano sul fatto che, se vissuto in modo più sano, questo senso di malessere può diventare un motore di cambiamento: intervistato dalla BBC, lo studioso Owen Gaffney afferma: “Davanti alle dimensioni del problema, l’eco-ansia è la giusta reazione. Abbiamo bisogno di cittadini con un’idea chiara della posta in gioco, ma con una prospettiva più ottimista: viviamo in un’epoca in cui è possibile creare cambiamento in modo estremamente rapido”. In più, secondo una recente ricerca storica realizzata dalla ricercatrice Erica Chenoweth, affinché un movimento pacifico di massa abbia successo è sufficiente la mobilitazione del 3-5% della popolazione.

Protesta in Germania di Friday for Future
Protesta in Germania di Fridays for Future

L’attivismo come modo migliore per combattere l’eco-ansia? Margaret Klein Salamon, psicologa e fondatrice di Climate Mobilization, iniziativa che prova a creare mobilitazione climatica, ne è convinta. Secondo lei esistono tanti modi per combattere il riscaldamento globale, sta a noi scegliere quello che consideriamo più adatto, evitando di sentire solo sulle nostre spalle la soluzione a questi problemi: “Non importa che le nostre azioni abbiano il 50%, il 10% o l’1% di probabilità di riuscita. Ciò che importa è fare qualcosa che aumenti quella probabilità”. In fondo, non è così che Greta Thunberg ha trasformato la sua disperazione in un movimento climatico mondiale?

Protesta a Londra di Extinction Rebellion
Protesta a Londra di Extinction Rebellion

Quando poi in certe giornate le notizie dal fronte ambientale sembrano troppo deprimenti, è il caso di spegnere lo smartphone e passare un po’ di tempo in una foresta o anche semplicemente nel parco dietro casa; numerosi studi mettono in evidenza l’effetto terapeutico dello stare a contatto con la natura. Quando ci preoccupiamo troppo per le sorti del pianeta, a volte la cura sta nel godersi quanto di bello esso abbia ancora da offrirci dietro casa.