Il frigo come non l’avete mai visto

Un frigo comunitario è in fondo uno specchio della complessità dell’essere umano e solleva questioni morali non da poco.

La mia amica Stefania quel giorno se lo ricorda benissimo: “Ero sulla metro di ritorno a casa e
iniziai a sentire un certo languorino. Nel frigo mi aspettava una fetta di torta avanzata dal compleanno di un’amica, non vedevo l’ora di papparmela”. Ma al suo rientro l’amara sorpresa: la torta? Sparita. Non ci fu bisogno di grandi indagini per scoprire che il colpevole era un affamato coinquilino: “Lui si giustificò dicendo che la torta stava lì già da due giorni e pensava che non l’avrei mai mangiata. Ma secondo questo ragionamento se parcheggio la macchina davanti a casa per due giorni senza usarla, uno ha il diritto di prenderla e farci un giro?” Chiunque abbia utilizzato un frigo collettivo al lavoro o in un appartamento condiviso può raccontare una storia simile. Ma cosa scopriamo se entriamo nella mente di un pirata
del frigo? Difficile trovare qualcuno disposto ad ammettere di far parte della categoria. Ma, attraverso una discussione sul sito Reddit dedicata al tema, la giornalista Katie Heaney dell’emittente radiofonica australiana SBS è riuscita l’anno scorso a fare un’intervista con Rob, programmatore in un grande ufficio di una multinazionale statunitense, e, cosa più importante, ladro da frigo seriale.

 


Rob racconta che iniziò con lattine altrui di bibite, in un primo momento comprandone un’altra il giorno dopo per rimpiazzarla. Il passo successivo fu smettere di ricomprarle, poi cominciò a fare cose decisamente più ignobili come mangiarsi l’ultimo muffin di una confezione: “Per sentirmi un po’ meno in colpa mi dicevo che poi l’avrei ricomprato, ma tra me e me sapevo che non l’avrei mai fatto”. Alla domanda se ha mai avuto rimorsi dopo il misfatto Rob risponde così: “Dipende da chi era il collega vittima del furto”. Rob ammette che a favorire i suoi misfatti c’erano varie circostanze: lavorare spesso di sera quando l’ufficio era vuoto rendeva i furti più facili, in più c’era la generale attitudine dei colleghi a evitare
conflitti. Anche quando la contingenza lo rendeva l’unico indiziato, nessuno andava mai oltre generici post-it passivo- aggressivi contro il ladro ignoto. Rob ci tiene a precisare: “Non sono una brutta persona, forse ho solo dei problemi di natura etica”. Il professore di psicologia dell’Università del Texas Art Markman sembra tutto sommato d’accordo con lui: “Ci teniamo
a sembrare persone oneste e a modo, ma quando si presenta la possibilità di trasgredire una regola sociale senza grosse conseguenze e senza essere scoperti, una buona quantità di persone ne approfitterà”. Markman aggiunge che una volta o l’altra nella vita tutti lo facciamo, con la differenza che quando siamo noi a commettere un’azione di cui non andare orgogliosi ci teniamo a spiegarne bene le circostanze, mentre quando giudichiamo quelle altrui le attribuiamo al carattere e alla personalità.
Un frigo comunitario è in fondo uno specchio della complessità dell’essere umano e solleva questioni morali non da poco, dal rapporto con la proprietà privata altrui a quanta libertà andrebbe concessa ai singoli individui. Di certo gli ideatori di questo elettrodomestico
non avrebbero mai immaginato un ruolo così ambizioso e filosofico per la loro invenzione.

Vivere senza frigo

Vivere senza frigo? Che eresia, che vita è senza birra fresca, gelato o surgelati? Eppure una decina di anni fa nel sottobosco ecologista si sviluppò la moda del provare a farne a meno. Il più noto fu lo statunitense Colin Beavan, che tentò di vivere a impatto zero per un anno. Beavan provò a trovare un’alternativa ecologica a vari elettrodomestici: per rimpiazzare il frigorifero si affidò al frigo di terracotta, una tecnica di refrigerazione diffusa in Africa e India che sfrutta l’evaporazione e non ha bisogno di elettricità. Date determinate condizioni, il frigo di terracotta può mantenere una temperatura di 4°C anche quando quella esterna è estremamente elevata.

Morte da frigo
Durante una giornata d’agosto in cui l’afa non dà tregua, chiudersi dentro un frigorifero in attesa di tempi migliori può sembrare l’unica soluzione. Peccato che, a causa dell’apertura esclusivamente dall’esterno, i primi modelli in commercio negli Stati Uniti potessero trasformarsi in una trappola mortale. Dopo che vennero registrati alcuni casi di decesso, si passò alla creazione di un sistema di apertura magnetico. Fortunatamente questa fantasia estiva non ha più come controindicazione la morte per soffocamento.

Frigo da kimchi
È risaputo che in Sud Corea col kimchi non si scherza. Al punto che nel paese asiatico viene prodotto il frigo da kimchi, adatto a mantenere la temperatura più fredda, costante e umida, tutti elementi importanti per la fermentazione di questo piatto tipico. Secondo un’inchiesta realizzata nel 2004 dall’agenzia pubblicitaria Cheil Communications, il frigo da kimchi si trovava al primo posto tra gli elettrodomestici più desiderati.

Calamita da frigo
Cos’è un frigo senza una calamita kitsch portata come souvenir di viaggio? Ma Louise J. Greenfarb, cittadina statunitense, ha preso questi gadget davvero sul serio: negli anni Settanta ha iniziato una collezione che ha raggiunto ormai i 45.000 esemplari. Greenfarb racconta: “Ognuno è il ricordo di un evento capitato negli ultimi quarant’anni, da viaggi all’estero alla campagna elettorale di Kennedy. Per certi versi è un foto album della mia vita”. Ma i magneti da frigo potrebbero avere le ore contate: l’anno scorso più del 30% dei frigoriferi venduti negli USA era in un tipo di acciaio inossidabile, che non permette alle calamite di attaccarsi.