Alcuni stanno diventando notturni, altri urbani. È in corso un’evoluzione causata dalla nostra presenza. Dagli esiti imprevedibili.
Pubblicato sulla Stampa Tuttogreen il 9 dicembre 2019.

Finora era solo un sospetto, poi una ricerca pubblicata sulla rivista Science l’anno scorso l’ha provato in modo autorevole: dall’analisi del comportamento di 64 specie di mammiferi di taglie, abitudini alimentari e continenti diversi è emerso che sempre più animali, a causa della perdita del proprio habitat o perché disturbati dall’essere umano, stanno diventando notturni, o per usare le parole degli autori dello studio, “si stanno separando nel tempo piuttosto che nello spazio”. Tra i casi citati, quello dell’orso malese è il più eclatante: caratteristico della giungla indonesiana, questo mammifero è diventato il 90 per cento notturno nelle aree in cui la presenza umana è più invasiva, a fronte di un 19 per cento di attività notturne quando vive indisturbato. Lo studio mostra inoltre che davanti alla presenza dell’essere umano hanno cambiato le proprie abitudini anche specie carnivore come leoni o coguari, che avrebbero meno motivi per temere l’essere umano.
Ma quali attività antropiche disturbano di più i mammiferi? A quanto pare tutte. I ricercatori hanno osservato che a determinare un cambiamento nelle abitudini degli animali è sufficiente la nostra sola presenza. Da questo punto di vista, attività finora considerate innocue come l’escursionismo, il fototurismo e la raccolta di funghi ed erbe selvatiche avrebbero sugli animali lo stesso effetto della caccia sportiva e l’agricoltura. Il che ci porta a chiederci se, in certe aree, a fini di conservazione ambientale, la presenza dell’essere umano non andrebbe limitata a orari ben specifici, al fine di limitare l’elemento di disturbo.
