Paolo* è un trentenne emiliano, survivalista: poco prima che ‘chiudessero’ l’Italia ha deciso di cambiare vita, e non prevede di tornare alla civiltà per un altro po’.
Pubblicato su VICE il 18 maggio 2020.
Qualche mese fa, mentre frequentavo i gruppi Facebook della comunità prepper per un articolo, ho iniziato a conversare con Paolo*, un trentenne emiliano. Il suo interesse per il survivalismo nasceva da un trauma personale, quando l’alluvione del 2014 in provincia di Modena trasformò la sua via in un fiume e quasi sfiorò la sua casa.
Da allora ha vissuto con una borsa sempre pronta, in preparazione al prossimo disastro. Ecco perché non mi sono stupito più di tanto quando a inizio marzo, mentre l’Italia chiudeva per il coronavirus, ho ricevuto un suo messaggio vocale. Aveva preso le sue cose, salutato amici e parenti e si era spostato da solo in una piccola baita di famiglia sull’Appennino, distante mezz’ora a piedi dall’abitazione più vicina. Ci avevo parlato per un po’, ma come tutti in quei giorni anche io avevo i miei pensieri e mi sono dimenticato di lui.
Qualche giorno fa Paolo mi è tornato in mente: lo immaginavo rientrato alla civiltà, perché se la situazione italiana continua a non essere delle migliori, all’orizzonte non c’è esattamente un collasso dell’ordine sociale. Invece Paolo stava ancora lì sul Monte Cimone e varie notti a -8° non l’avevano convinto a spostarsi. “Il mio orizzonte temporale si è spostato, inizialmente pensavo di stare qui un paio di mesi, ora progetto di farlo per almeno due o tre anni, tanto all’inizio della pandemia sono stato licenziato,” mi racconta. Paolo è certo che passata l’emergenza sanitaria l’Italia andrà incontro a una crisi sistemica, sociale ed economica, per questo ha deciso di ritirarsi dalla società e dedicarsi a una vita più semplice.
L’idea di abbandonare il consorzio umano non è di certo nuova e non c’è bisogno di scomodare gli eremiti protocristiani, Henry David Thoreau o Alexander Supertramp. Negli ultimi anni i quotidiani hanno raccontato un fenomeno di nicchia ma regolare, quello di giovani che si trasferiscono in posti solitari, a vari livelli di isolamento, perché stanchi di certi aspetti della vita urbana. Eremiti ibridi, se vogliamo, visto che mantengono account sui social o altre abitudini ‘moderne’.