Qualsiasi varietà ha un’impronta ecologica migliore del latte vaccino. Ma i veri vincitori sono sorprendenti
Pubblicato sulla Stampa Tuttogreen il 26 luglio 2020
I dati parlano chiaro: secondo Assolatte negli ultimi 5 anni i consumi di latte vaccino sono diminuiti nel nostro paese di 250 milioni di litri, con un consumo pro-capite calato del 24 per cento. L’ultimo rapporto Eurispes può aiutare a capire perché: nel 2020 i vegani in Italia hanno raggiunto ormai il 2,2 per cento della popolazione, se si includono anche i vegetariani si arriva quasi al 9 per cento. Ma il crollo del consumo di latticini dipende anche da quella che Dave Dobbin, presidente dell’associazione nazionale dei produttori caseari, ha definito una bomba a orologeria generazionale: i millennial e la Gen Z, più attente all’ambiente, stanno voltando le spalle al latte vaccino. Il risultato è la crescita esponenziale delle alternative vegetali, c’è il caso limite di Oatly, il brand svedese di bevanda all’avena che ha registrato nel 2019 nel Regno Unito una crescita del fatturato del 90 per cento, anche se l’Italia non sta guardare, per il marchio vicentino di drink vegetali The Bridge l’estero rappresenta ormai l’80 per cento delle vendite, con crescite negli ultimi anni pari al 50 per cento.
In a one of a kind performance, multi-talented CEO Toni Petersson sings a song he wrote entirely by himself to explain exactly what Oatly is all about. Please feel free to like, share and comment. Toni is a big boy, he can take it. pic.twitter.com/0L6QmmJCUb
— OatlyUK (@OatlyUK) October 22, 2018
A fronte di una maggiore richiesta di alternative al latte tradizionale anche l’offerta si diversifica, gli scaffali dei supermercati offrono ormai bevande vegane classiche, esotiche o di nicchia. Ma c’è un modo per stabilire qual è l’opzione più ecologica? Il punto di partenza è che qualsiasi alternativa plant based è più sostenibile del latte vaccino: secondo uno studio dell’Università di Oxford del 2018 la produzione di un bicchiere di latte è responsabile di almeno tre volte le emissioni di qualsiasi alternativa vegetale e richiede fino a nove volte più terreno, nello studio sono stati inclusi i terreni per il pascolo del bestiame e quelli per coltivare i cereali usati come mangime.
Dalle tecniche di coltivazione alla provenienza della materia prima, sono tanti i fattori che determinano la sostenibilità di un drink vegetale, ma è comunque possibile farsi un’idea di quale prodotto dovremmo scegliere, o evitare, se vogliamo fare la scelta più green.